Ho sempre
pensato che i testi dei Negramaro abbiano un elevato valore letterario e credo
che sia proprio questo elemento a consentire un’analisi attenta delle parole
usate nelle loro canzoni. Ogni verso, ogni parola non è messa nel testo per
caso, solo per riempire spazio, creare un suono, una rima. Le canzoni dei
Negramaro non sacrificano mai la bellezza e la profondità del contenuto per
puntare esclusivamente sulla melodia o l’incanto, pur assolutamente presenti,
delle loro musiche. Questo li rende grandi davvero.
Prendiamo un
testo a caso del nuovo album “Ti è mai successo?”
“Ti è
mai successo di sentirti al centro
Al centro di ogni cosa al centro di
quest’universo
E mentre il mondo gira lascialo girare
Che tanto pensi di esser l’unico a
poterlo fare
Sei così al centro che se vuoi lo puoi
anche fermare
Cambiarne il senso della direzione per
tornare
Nei luoghi e il tempo in cui hai perso
ali, sogni e cuore
A me è successo e ora so volare
Ti è mai successo di sentirti altrove
I piedi fermi a terra e l’anima leggera
andare
Andare via lontano e oltre dove
immaginare
Non ha più limiti hai un nuovo mondo da
inventare
Sei così altrove che non riesci neanche
più a tornare
Ma non ti importa perché è troppo bello
da restare
Nei luoghi e il tempo in cui hai trovato
ali, sogni e cuore
A me è successo e ora so viaggiare
Oltre questa stupida rabbia per niente
Oltre l’odio che sputa la gente
Sulla vita che è meno importante
Di tutto l’orgoglio che non serve a
niente
Oltre i muri e i confini del mondo
Verso un cielo più alto e profondo
Delle cose che ognuno rincorre
E non se ne accorge che non sono niente
Che non sono niente
Ti è mai successo di guardare il mare
Fissare un punto all’orizzonte e dire:
”È questo il modo in cui vorrei scappare
andando avanti sempre avanti senza mai
arrivare”
In fondo in fondo è questo il senso del
nostro vagare
Felicità è qualcosa da cercare senza mai
trovare
Gettarsi in acqua e non temere di
annegare
A me è successo e ora so volare...
Volare...
Volare
Oltre questa stupida rabbia per niente
Oltre l’odio che sputa la gente
Sulla vita che è meno importante
Di tutto l’orgoglio che non serve a
niente
Oltre i muri e i confini del mondo
Verso un cielo più alto e profondo
Delle cose che ognuno rincorre
E non se ne accorge che non sono niente
Che non sono niente
Che non sono niente
Che non sono niente
Ti è mai successo di voler tornare
A tutto quello che credevi fosse da
fuggire
E non sapere proprio come fare
Ci fosse almeno un modo uno per
ricominciare
Pensare in fondo che non era così male
Che amore è se non hai niente più da
odiare
Restare in bilico è meglio che cadere
A me è successo amore e ora so restare”
Già il titolo
instaura immediatamente un rapporto diretto e viscerale con il fruitore della
canzone, evoca ricordi lontani, esperienze di vita. Crea immedesimazione,
chiama in causa il vissuto di ognuno di noi. Dominante nel testo è l’elogio di
una sorta di sano “antropocentrismo”, l’elogio della bellezza dell’essere
umano, del miracolo costante che sono le persone. Si parla di un centro
dell’universo occupato da noi, dalla nostra vita e le nostre sensazioni. Viene
evidenziata la possibilità che abbiamo di afferrare e costruire la nostra
felicità gesto dopo gesto, la possibilità, addirittura, di fermare il mondo e
farlo andare al nostro passo, sincronizzare i battiti dei nostri rispettivi
cuori, cercare il senso della vita insieme a lui. E ancora l’idea del ritorno
alle origini per recuperare i pezzi del nostro passato, i frammenti della
nostra anima lasciati, forse abbandonati, per avviarsi nel viaggio della vita,
nel viaggio della crescita.
L’idea del
potere creativo dell’amore e dell’arte, di un nuovo mondo senza limiti da
costruire, un mondo privo, possiamo supporre, di discriminazioni, sofferenze
lotte contro la felicità altrui, uccisione della dignità degli esseri umani.
L’idea dello spogliarsi di sé, delle sovrastrutture per indossare glia abiti
nuovi delle infinite possibilità, della conoscenza senza confini, dell’amare
senza paure. L’idea dell’immensità del nostro percorso esistenziale, di un
viaggio grande come il mare dove camminare, correre, nuotare senza, come dice
il testo, mai arrivare. Perché in fondo il senso di tutto sta nella tensione
verso un obiettivo, verso un sospiro di felicità o una persona da amare e da
cui essere riamati.
Ogni frase
diventa una massima di saggezza semplice ma mai scontata, un pensiero che si
veste di poesia, di fare attivo e concreto per scaldare l’anima e indicare
un’ipotesi di significato.
“Felicità
è qualcosa da cercare senza mai trovare”
“Gettarsi
in acqua e non temere di annegare”
“Ti è
mai successo di voler tornare a tutto quello che credevi fosse da fuggire”
“Restare in bilico è meglio che cadere”
“A me è successo amore e ora so restare”
Per me è poesia. Pura poesia. In un panorama dove la maggior
parte delle canzoni sono solo melodia e aridità di significato, i Negramaro
continuano a comporre piccole opere letterarie. E forse sono più vicini loro
alla letteratura di tanti presunti “scrittori”. Tanto più se ricordiamo come in
Grecia la narrazione delle prime storie avvenisse ad opera degli aedi che se ne
andavano raccontando gesta, miti, significati. Per me è puro amore. Ripeto
amore inteso come A-MORS, negazione della morte. Amore. “Ti è mai successo?”.
Sì e speriamo per sempre.
...una "recensione" introspettiva davvero cucita in maniera puntuale e suggestiva su un testo così meraviglioso :) complimenti
RispondiEliminal'hai scritto per me questo articolo, vero??
RispondiEliminasei fantastico friend :)
Erm
Erm: YESS!! :)
EliminaMaggie: grazie!! felice che ti sia piaciuta!!
La poesia nasce dal cuore Claudio, dall'emozione straordinaria che muove il vivere umano e che ci rende così unici, così veri. Descriverla è un dono, tutti la proviamo ma esprimerla è dato a pochi. Condividerla è gioia pura, è dare espressione al cuore di chi non trova le parole, è riempire il suo universo gratuitamente.
RispondiEliminaNè hai colto l'essenza...complimenti un'articolo magnifico!Grazie!
RispondiEliminaGrazie a voi. La parola è condivisione. Sempre. Felice che vi sia piaciuto l'articolo. Grazie a voi!!
RispondiEliminaAl primo ascolto è chiaro che ci si trova davanti a qualcosa di speciale, e la tua recensione mi ha fatto scoprire sfumature di significato più profonde. Grazie!
RispondiEliminaGrazie a te, Giulia, per aver visitato il blog! I Negramaro sono grandi poeti...
RispondiEliminaio adoro i negramaro, ho sempre ascoltato e colto il senso profondo dei loro testi che x me sono vere opere d'arte, ma devo ammettere che di questo testo non riesco a coglierne il significato profondo. sopratutto l'ultima strofa: Ti è mai successo di voler tornare a tutto quello che credevi fosse da fuggire” " che amore è se non hai niente più da odiare"“Restare in bilico è meglio che cadere”“A me è successo amore e ora so restare”. ammetto i miei limiti, ma me lo spiegate x favore?
RispondiEliminaIo credo che la strofa cui fai riferimento voglia dire che spesso noi siamo portati a non accettarci per quello che siamo, ad odiare il nostro essere più profondo che probabilmente ci spaventa e a voler dunque fuggire da noi stessi cercando di nasconderci dietro le cose, le vicende, gli eventi. Finché un giorno non capiamo che noi stessi, l'amore per noi stessi e la conformità al nostre essere sono in realtà il luogo dove si nasconde la nostra felicità. Allora tutto ci sembrerà assurdo e inutile, fuggire da noi, da quello che vogliamo. Questa strofa è l'elogio della conformità a se stessi, è come dire: chiudi gli occhi e senza riflettere sulle convenzioni e i parametri del mondo pensa solo a ciò che vuoi, ciò che sai può renderti felice e lotta per raggiungerlo. Non possiamo essere nemici di noi stessi. Dobbiamo amarci intensamente perché solo così saremo in grado di amare gli altri. Solo così capiremo che restare in bilico, ciò in una dimensione certo difficile e fragile ma pur sempre conforme a noi, è la nostra salvezza. L'amore cura tutto, l'amore ti fa scappare e poi trovare, ti fa abbandonare te stesso per poi ritrovarti.
RispondiEliminacomplimenti davvero
RispondiEliminaBellissime parole...e quello che penso io, in quella bellissima strofa. Complimenti che narri cosi bene le canzoni dei Negramaro. Grande Giuliano.
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