Il vuoto intorno



"Il vuoto intorno" (Anordest) è il mio romanzo d'esordio, presentato al premio Strega 2012 da Dacia Maraini e Paolo Ruffilli, vincitore del Premio Franco Enriquez e finalista al Premio Torre Petrosa.


Morte. Rinascita. Cadere. Rialzarsi. Un ragazzo padre e suo figlio Down. Il racconto di una vita. Il racconto di una storia fatta di buchi e di vuoti, di cadute, di assenze che si sovrappongono e puzzano di insignificanza. Un padre che sfoga i suoi istinti frustrati sulle prostitute raccattare per strada. Una madre debole, fragile, alcolizzata, autolesionista, suicida. L’amore con una zingara dei nostri giorni in fuga dall’amore pedofilo e incestuoso di suo padre. La fuga verso la speranza, il viaggio alla ricerca di se stessi, del proprio valore, della propria storia. Il desiderio di distruggersi, di lasciarsi coprire dal male, di reificarsi. La prostituzione di un uomo in cerca del peccato. La possibilità di rinascere, di sconfiggere il male, di far tremare il vuoto prendendolo a morsi. La storia di come si può perdonare, morire e rinascere. La storia di come si può ancora amare nonostante tutto il male del mondo.




Questo è ciò che Dacia Maraini ha scritto sul romanzo:


Nel leggere “Il vuoto intorno”, si rimane piacevolmente sorpresi da come un giovane autore poco più che ventenne possa raccontare, con una così incisiva carica narrativa, una storia di profondo dolore umano e di approfondita  e acuta analisi introspettiva.
   Il romanzo mi è sembrato doloroso e commovente. Il tessuto verbale, fitto e intenso, convince, anzi cattura. Sono sicura che susciterà l’interesse dei lettori, perché narra, con tormento e vigore, una storia che tira in ballo i grandi sentimenti umani: la paternità, l’amore coniugale, la voglia di distruggersi, la voglia di redimersi, l’abbandono di sé, la riconquista di una coscienza, il desiderio di ampliare i confini del pensiero e dell’esistenza.
    In alcuni momenti “ Il vuoto intorno” fa pensare a un certo Dickens populista e strappacuore, legato a un Ottocento ormai scomparso, ma pure il racconto si salva sempre dal sentimentalismo per la sincerità e la freschezza della voce narrante. La rabbia insomma è autentica, autentico il dolore, e questo rende il lettore partecipe e simpatizzante. Il romanzo d’esordio di Claudio Volpe è uno sguardo viscerale sul mondo, sulla sofferenza e su quel vuoto che ogni essere umano ha sentito almeno una volta dentro di sé.



Paolo Ruffili dice invece:


Si tratta di un'opera prima di qualità, sia sul piano narrativo sia dal punto di vista strettamente letterario dentro il genere epistolare, da parte di un autore giovanissimo di grande talento, dal quale è lecito aspettarsi anche per il futuro prove significative. In una chiave di composizione tra il racconto popolare e l'indagine psicologica del profondo, l'intenso romanzo di Claudio Volpe scandaglia la tormentata vicenda di un padre che confessa tutto il suo male di vivere a un figlio che, dal retroterra di un'infanzia e giovinezza in presenza assente dei suoi genitori e del loro amore, aspira a trovare il senso positivo della propria vita, appunto in mezzo al vuoto in cui è cresciuto.  


La storia raccontata ne "Il vuoto intorno":



Achille ha un tic inspiegabile: sente il bisogno di respirare nelle cose, di fissare un oggetto che gli trasmetta tranquillità come il cielo, un prato, un volto solare, e di respirare concentrandosi su di esso, chiudendo le labbra a cannuccia. Questo tic si fa più insistente quando capisce di essere sul punto di morire ancora. Achille muore e risorge innumerevoli volte. Per l’esattezza tre: la prima quando muore sua madre, una donna alcolizzata e brutalmente distrutta per i continui tradimenti di un marito cinico e assente, la seconda quando scopre di avere un figlio affetto dalla sindrome di Down, la terza quando muore la donna che ama, una zingara che vive nel quartiere melmoso e abbandonato degli zingari nel paese campano di Agropoli e madre di suo figlio. Achille è terrorizzato dal vuoto. Il vuoto lo atterrisce, lo paralizza, lo gambizza. Teme il vuoto delle cose, il vuoto dei sentimenti, il vuoto delle persone. Considera la sua vita come un percorso sconnesso stracolmo di buchi, buchi nei quali lui è puntualmente affondato. Una vita fatta di nulla, una vita fatta di merda, come sostiene lui. Questo romanzo narra la storia maledettamente comune ma paradigmatica di un ragazzo padre che racconta al proprio figlio la storia della sua vita, partendo dall’infanzia sospesa tra un padre che sfoga i suoi istinti brutali con prostitute raccattate per strada e una madre fragile, autolesionista e infine suicida. La storia di un amore nato per caso con una zingara dei nostri giorni in fuga dall’amore pedofilo e incestuoso di suo padre, la storia di una, dieci, infinite fughe dal passato, dalla realtà, dal male della vita, dal vuoto. La storia di un padre alle prese con un figlio Down, la storia di un uomo che decide di calarsi nel male, nella perversione per autodistruggersi. Un uomo che inizia a prostituirsi in una casa d’appuntamenti improvvisata insieme ad un amico perché sente il bisogno di peccare, di scendere nel male lasciando che questi lo ricopra, gli entri dentro, lo inquini e gli faccia dimenticare se stesso e la sua vita. È la storia degli ultimi, delle cose peggiori possedute da un male invisibile e innato. Inevitabile. La storia di uomini torturati dall’esistenza come fossero pezzi di carne da macello, uomini prosciugati di ogni linfa vitale e di ogni energia. Ma è anche la storia di una speranza che si insinua sottile tra le pieghe della mente, una storia di vita nonostante tutto e nonostante tutti. La storia di un amore che inibisce il male, fa tremare il vuoto, riempie i buchi che ostacolano il cammino. La storia di una rinascita, la storia di due piedi che toccano il fondo delle cose e da lì spingono per risalire, per riemergere alla vita, per riconquistarsi un posto nel mondo. Achille, dopo due anni trascorsi negli inferi della prostituzione, dopo aver venduto se stesso, il proprio corpo e la propria anima vuota a ogni tipi di persona (donne, giovani e anziane, uomini frustrati, malati di cancro), trova la forza di rialzarsi e tornare alla conquista di sé, di quello che ha perduto, di suo figlio. “Il vuoto intorno” è la storia di un ragazzo che esorcizza il male che gli è piombato addosso dal nulla, un ragazzo comune che impara a scalare la vita e a non lasciarsi schiacciare dall’insostenibile peso del vuoto. La storia di come si può morire, morire nell’anima, infinite volte e puntualmente risorgere. Una storia che getta il male addosso al lettore, all’uomo di oggi, ragazzo o adulto che sia, per poi riprenderselo e farlo morire nel nulla. La storia di come si può ancora saper amare nonostante tutto il male del mondo. 




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