sabato 21 novembre 2015

"Papà, mamma e gender": Michela Marzano e il coraggio di raccontare la vita.






Di voci che con coraggio e attenzione sappiano raccontare le pieghe più intime della vita umana nel suo poliedrico atteggiarsi: di questo abbiamo bisogno oggi, in questo mondo dove nessuno sa più spiegarsi e spiegare, dove le urla si sovrappongono per prevalere barbaramente sull'altro. Perché in fondo non conta comunicate davvero qualcosa, non contano le idee e le battaglie di civiltà da portare avanti e non conta neanche la vita delle persone assediate da quella mancanza con la quale ognuno di noi deve imparare a fare i conti. Michela Marzano, la più nota filosofa italiana, riesce perfettamente lì dove molti altri hanno fallito. Con parole semplici ma mai scontate e un ragionamento rigoroso che sa dare spazio al senso di umanità del mondo, sa spiegare la vita nella sua complessità, nel suo essere costellata di buchi, nella sua meravigliosa bellezza. La filosofa Marzano, in ogni sua opera e sopratutto nel suo ultimo libro "Papà, mamma e gender" (UTET) sa come parlare di concetti complessi in modo naturale e spontaneo e sa argomentare con lucidità e profondità senza mai mettere da parte la consapevolezza che ogni discorso, pensiero, ragionamento, diritto o battaglia non sono mai solo quello che sono ma rappresentano anche e sopratutto la manifestazione di quel senso di umano che spesso viene sacrificato sotto il peso di pregiudizi, paure e preconcetti. In questa sua opera Michela Marzano offre al lettore un'attenta analisi del famigerato "gender" spiegandoci quali siano le fallacie nelle quali tutti coloro che si scagliano contro questa presunta teoria cadono. Perché l'omosessualità, il transessualismo, la volontà di riconoscere la complessità della struttura dell'identità sessuale e di genere di una persona debbano fare così paura? Perché non possiamo immaginare un mondo dove la libertà sia davvero un diritto di tutti indipendentemente dal genere sessuale, dal sesso e dall'orientamento? Perché un gay deve essere una donna mancata è una lesbica un maschio represso? Perché si fa così fatica ad accettare l'idea che ognuno è ciò che è e che riconoscere diritti all'altro non vuol dire toglierne a noi? Sono questi i temi che la filosofa affronta in questo saggio coinvolgente e appassionato senza mai dimenticarsi di far passare le proprie riflessioni attraverso il proprio vissuto e la propria carne. E ancora: cos'è davvero la famiglia e cosa vuol dire famiglia naturale? E' il diritto che dà dignità a essa o sono l'amore  e la progettualità che due persone insieme possono avviare per dare senso alla propria esistenza? I figli delle famiglie omosessuali sono davvero così "svantaggiati" ed esposti a sofferenze e problemi come qualcuno vorrebbe far credere? E per quale assurdo motivo il riconoscimento della dignità delle famiglie omosessuali, realtà di fatto già esistente e innegabile, dovrebbe rappresentare un attentato alla dignità umana? Scrive la Marzano in un lucido passo del suo saggio: "Non so perché si insista ad assimilare il riconoscimento dell'esistenza di varie famiglie - perché la famiglia al singolare, come ho già detto, non esiste più da tempo; di famiglie ce ne sono tante e variegate; c'è chi si sposa e chi divorzia, chi ha figli e chi non ne ha, chi li cresce da solo e chi invece se ne occupa con il compagno o con la compagna - con la volontà di distruggere la base stessa della società. Non so perché si immagini che la reversibilità della pensione o l'assistenza dell'altro nella buona come nella cattiva sorte debbano essere riservati solo a chi, certo non per scelta, ma perché così è capitato, è affettivamente e sessualmente attirato da persone di un altro sesso e non possa invece valere per tutti. Ma la cosa che mi sciocca veramente, al di là della retorica sulla famiglia, è che un uomo di Chiesa, e per di più Segretario di Stato Vaticano, evochi la "sconfitta dell'umanità" parlando delle famiglie omogenitoriali. L'umanità la si sconfigge quando la si nega, quando si immagina di poter trattare un essere umano come una semplice cosa. L'umanità è sconfitta dal non rispetto della dignità, dalla cattiveria, dall'assenza di compassione, dalla vendetta. Sconfiggere l'umanità significa cedere all'odio e all'intolleranza, alla rabbia  e alla distruzione. L'utilizzo della tortura distrugge l'umanità. Così come le persecuzioni, le pulizie etniche, i genocidi, la Shoah. Come si fa anche solo a evocare la "sconfitta dell'umanità" quando, in nome dell'uguaglianza di tutte e di tutti indipendentemente dalle differenze specifiche di ognuno, si prende sul serio la domanda di riconoscimento che ci viene rivolta ormai da troppo tempo da parte delle persone omosessuali? Comprenda chi può. E lo si spieghi anche a chi, nel Vangelo, legge solo messaggi di amore".

Un libro, dunque, da leggere nelle scuole, nelle Chiese, nelle piazze, nelle famiglie, nei circoli politici, nelle sedi delle istituzioni; un libro da leggere dopo aver fatto l'amore con la persona amata magari per eliminare quella vergogna provata perché questa persona che sta tra le nostre braccia o tra le cui braccia stiamo è del nostro stesso sesso; un libro da leggere a pranzo a tavola con i propri genitori o in ufficio con i propri colleghi o ancora in quei salotti televisivi dove troppo spesso le informazioni vengono distorte. Un libro spietato contro ogni forma di cecità mentale e al contempo dolcissimo e accogliente verso quanti hanno il coraggio e la tenacia di mettersi ancora a pensare, riflettere, distinguere, comprendere. Un libro che parla della vita e che regala tanta vita a quanti, omosessuali, transessuali, bisessuali o meno, sanno ancora gioire della complessità delle cose, delle identità e degli esseri umani.