sabato 28 settembre 2013

Perché le parole di Laura Boldrini sul ruolo della donna nella pubblicità suscitano tanto clamore

Ogni giorno che passa diventiamo sempre piu persone incontentabili, piene di aspettative incolmabili e brucianti di un desiderio di contestazione perenne. Siamo talmente presi dal nostro senso critico (cosa sacrosanta quando equilibrata e intellettualmente onesta) che finiamo spesso per vedere marcio dove in realtà c'è solo la constatazione di una realtà oggettiva. Detto questo non ci si può che stupire della reazione che hanno suscitato le parole della presidentessa della Camera Laura Boldrini la quale ha sostenuto nell'ambito del convegno "Donne e media" che è ora di smettere di veicolare mediante la pubblicità l'immagine di una donna stile "massaia", del tutto prona ai servigi familiari, una donna che, insomma , si barcamena tra fornelli, compiti dei figli e pulizie. Basta infatti navigare ne web per leggere decine di commenti di donne che hanno ritenuto offensiva e riduttiva l'affermazione della presidentessa. Sembra quasi che la Boldrini abbia voluto accusare le donne di servilismo o mettere in discussione l'amore e la dedizione che una donna e una madre possono provare nell'accudire la propria famiglia. Si leggono commenti di donne che elencano minuziosamente le numerose attività quotidiane che  riescono a svolgere anche dal punto di vista professionale nonostante siano ottime madri di famiglia. Dietro tali affermazioni non può non scorgersi l'insidia di un fraintendimento che riconduce ogni riflessione sul ruolo della donna ad attacco personale o a finto moralismo proprio come è accaduto pochi mesi fa quando sempre la Boldrini aveva espresso la sua soddisfazione per la sospensione della trasmissione "Miss Italia". Quello che la presidentessa credo abbia voluto far notare realmente è la deformazione che i media attuano rispetto alla figura della donna che nella maggior parte delle pubblicità appare in ruoli rigidamente standardizzati: o come brava madre premurosa o come femme fatale, donna di seduzione e di fascino. Trovo questo binomio innegabile estremamente riduttivo e offensivo nei confronti delle donne e trovo assurdo che molte di esse siano pronte a scagliarsi contro quella che in realtà era una corretta ed oggettiva osservazione di un dato facilmente verificabile e non invece contro quel sistema che strumentalizza il ruolo di madre a fini prettamente commerciali. Qui nessuno vuole mettere in discussione che una madre voglia prendersi cura della propria famiglia e che sia in grado di farlo con felicità ed efficienza. Quello che si critica è l'indebito sfruttamento di questa dedizione femminile a fini commerciali. Tutto confluisce nel messaggio subliminale per cui la donna deve essere innanzitutto una buona "servitrice" del focolare domestico per poter rivendicare una dignità di madre e di persona. Ma chiediamoci: perché questo stesso discorso non viene esteso anche per gli uomini? Quali pubblicità ci mostrano quale debba essere il modello corretto di padre? E sopratutto perché mai non dovrebbe essere il padre a "servire" la propria famiglia con altrettanta dedizione? Perché non ci viene mostrato un padre ai fornelli, un padre che prepara la colazione o che siede accanto ai figli mentre questi eseguono i compiti? Perché l'uomo deve essere il professionista di successo in giacca e cravatta e la donna la madre col grembiule e il sorriso perennemente stampato sul volto? È questione di messaggi subliminali, di ruoli preconfezionati e impostici dalla società anche attraverso la pubblicità. È questione di credere di essere liberi nelle proprie scelte quando invece spesso ci si ritrova a recitare ruoli scritti da altri. Tra i tanti problemi che sta affrontando l'Italia, le parole della Boldrini sono certamente quello minore e un po' di onesta intellettuale dovrebbe guidarci nello svelamento dei meccanismi più subdoli della pubblità mediatica e del conformismo di pensiero cui ormai sembriamo essere totalmente assuefatti. Sarà che ho sempre vissuto in una famiglia dove padre e madre collaborano costantemente senza imporre ruoli o dare tutto per scontato, ritenere dovuto che sia la donna a lavare i piatti o fare cose simili, ma proprio non riesco a rassegnarmi all'idea di una donna chiusa in un ruolo scritto da altri, in una gabbia allegorica che ha più di duemila anni e che la modernità dovrebbe essere in grado di aprire senza che qualcuno veda messo in discussione l'amore di una madre per ciò che significa famiglia."