mercoledì 13 marzo 2019

"Tu salvati" (SEM) di Paolo Valentino


"Tu salvati" (SEM) è il nuovo, intenso romanzo di Paolo Valentino, classe 1982, ghostwriter di professione e autore di diversi libri per l'infanzia che, dopo aver raccontato il passaggio dall'infanzia alla pubertà in "Ritratto di famiglia con errore" (SEM), torna a occuparsi della delicata fase dell'adolescenza. 
Nel suo nuovo romanzo Valentino narra la storia tormentata di Galdina, una ragazza che tutta la scuola ha ribattezzato "Miss Cesso" e che all'improvviso decide di suicidarsi. La storia si dipana attorno a questo avvenimento seguendo le vite di Arianna, ragazza con un dente scheggiato e piena di rabbia, Bice, insegnante senza più voglia di insegnare, Davide che custodisce al suo interno un male misterioso e Carla che cerca di lottare contro l'invecchiamento della memoria.
In un sapiente intreccio di vicende, storie e personaggi, l'autore costruisce un romanzo corale che scandaglia l'animo umano e le difficoltà dello stare al mondo. 
Ecco cosa ci ha raccontato Paolo Valentino:





“Tu salvati”: perché questo titolo?
È un’esortazione. Può capitare a tutti, infatti, di aver bisogno di salvarsi da qualcosa. A volte, è sufficiente accorgersi che c’è dell’altro, dentro di noi, oltre al dolore, e per salvarsi basta uscire dalla cecità a cui ci costringe la disperazione e aprire gli occhi quel poco per capire che, davanti a noi, c’è qualcuno che ci tende la mano, e che, appunto, può salvarci.

Se dovessi raccontare in breve il nucleo centrale attorno al quale si sviluppa la narrazione cosa diresti?
È una storia che parte col suicidio di una ragazza, per tutti, “brutta e sfortunata”. Tanto brutta e sfortunata che nessuno si stupisce più di tanto quando si toglie la vita. Ma quel suicidio è un evento che farà prendere alla vita di due donne – una sua coetanea e un’insegnante della scuola in cui lei studiava – una piega diversa, perlopiù dolorosa.

Nel tuo romanzo metti in scena la ferocia dell’adolescenza. In cosa consiste davvero tale ferocia?
L’adolescente è tutto preso con la conoscenza di sé, ed è una conoscenza non facile, perché la sua è l’età in cui tutto cambia, a partire dal corpo. Il giudizio è sempre lì, delle volte si ha persino paura di sfoggiare un nuovo paio di pantaloni o un nuovo taglio di capelli, perché gli altri saranno sempre pronti a dire la propria. Quindi, consumato dalla costante domanda “Chi sono?”, l’adolescente può non accorgersi che anche gli altri si stanno ponendo la stessa domanda, che hanno le sue stesse fragilità, diventando così crudeli, persino feroci.

Galdina, definita “Miss Cesso” dai suoi coetanei si suicida. Quali sono i turbamenti interiori di questa ragazza per convincerla a un gesto tale?
Galdina è un personaggio misterioso. Bullizzata tramite un concorso che l’ha appunto incoronata “Miss Cesso del Liceo”, ma al contempo scontrosa, antipatica, perfida nei suoi giudizi verso gli altri. Di più il lettore non sa, i turbamenti interiori sono quelli dei personaggi che le ruotavano attorno.

Nel romanzo viene raccontata anche l’impotenza di una società di aiutare chi è in difficoltà, sopratutto i ragazzi. Da cosa nasce questa impotenza?
Viene raccontata, in particolare, la storia di un’insegnante, Bice Righetti, che ha totalmente perso l’amore per il suo lavoro, e che è addirittura arrivata a detestare i suoi studenti. La sua impotenza nell’aiutare Galdina, incontrata in un baretto poco prima del suo suicidio, deriva dalla sua mancanza di empatia. Anche lei, in qualche modo, è chiusa in se stessa, nel suo mondo fatto di abitudini, e non riesce ad accorgersi di chi le sta attorno.

Che ruolo ha la solitudine nel tuo romanzo?
La solitudine è quella di chi non riesce a mettersi in rapporto con gli altri, ma tutti i personaggi sono – in un modo o nell’altro – come calamitati da qualcuno: un modo per conoscere se stessi? per mettersi alla prova? per uscire, appunto, da questa solitudine?

Arianna, Bice, Davide, Carla: ci racconteresti qualche frammento della vita di questi personaggi?
Arianna è una ragazza di buona famiglia, con la media dell’otto, e molto carina, anche se lei, come più o meno tutte le adolescenti, si vede piena di difetti. È per questo che, quando sua madre le scheggia un incisivo superiore colpendola con la fede matrimoniale nell’atto di darle uno schiaffo, il suo unico pensiero è sparire, non farsi vedere da nessuno.
Davide è un ragazzo delicato, silenzioso, solitario, innamorato da anni di Arianna, ma incapace di rivelarle i suoi sentimenti e tutte le storie che si è fatto a proposito di un loro futuro insieme. Le vicende del romanzo lo porteranno, però, a porsi faccia a faccia col suo lato più feroce.
Il rapporto che lega Bice e Carla è riassumibile nell’anello mancante tra di loro: Marina, figlia di Carla, morta nel dare Bice alla luce. Il suo nome, però, è di quelli che non può essere detti ad alta voce. E sarà proprio questo nome, pronunciato per sbaglio da Carla, a creare un cortocircuito nel loro rapporto e ad aprire una porta, chiusa da molto tempo, sul passato di Bice.

Da cosa è nata l’idea di questo romanzo?
Dopo aver scritto una storia sul passaggio dall’infanzia alla pubertà in “Ritratto di famiglia con errore”, forse ho voluto continuare un percorso. Ma la verità è che i personaggi sono arrivati e io gli ho cucito attorno una storia.

Come è avvenuta la sua realizzazione?
Confesso che è stata piuttosto tormentata. Ciò che non riuscivo a trovare era il narratore. Una prima versione vedeva due adolescenti alternarsi alla prima persona; una seconda era il lungo racconto di Bice, sempre alla prima persona; e poi finalmente è arrivata questa sorta di “staffetta” in cui il narratore si focalizza, di capitolo in capitolo, in Arianna, Bice, Davide e Carla, alternandoli.

Ci racconteresti qualcosa del tuo “metodo” di scrittura? Qual è il tuo approccio alla narrazione?
Mi piace che ogni storia mi chieda un approccio diverso. Forse questo è grazie, o per colpa, del mio mestiere di ghostwriter. Non ci sono mai sicurezze, le emozioni più profonde hanno sempre la meglio, e alla fine il risultato è qualcosa che mi scuote, perché arrivato alla fine di un processo di cambiamento interiore. Ecco, finito tutto questo, si reinserisce il “mestiere”, perché il testo va ovviamente curato, limato, ponderato – e non si finirebbe mai… per fortuna ci sono le scadenze.

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