Ferruccio Parazzoli è certamente uno dei più grandi scrittori italiani viventi. Per SEM ha da poco pubblicato due formidabili romanzi che vanno letti insieme come un’unica grande storia che attraversa il Novecento e ha al suo centro lo stesso personaggio, Francesco. “Amici per paura” ci catapulta in una Roma del 1943 quando Francesco è ancora bambino e trascorre lunghi pomeriggi in cortile con i suoi compagni di gioco in quel teatro suggestivo che è il casamento INCIS. I bambini giocano alla guerra non consci della reale portata di cosa guerra voglia davvero dire. Almeno fino a quando il 19 luglio la guerra vera piomba in città e stravolge le loro vite segnando l’acquisizione della consapevolezza della distinzione tra finzione goliardica e realtà. La paura, le bombe, la morte, la miseria e la fame diventano pane quotidiano per Francesco e i suoi amici.
In “Amici addio”, sono trascorsi invece diversi
anni dal termine della guerra, Francesco è cresciuto e si trova ad affrontare
l’adolescenza e il processo di crescita che essa comporta. Crescita
testimoniata dal sapiente mutamento di prospettiva segnata dall’autore che se
nel primo romanzo raccontava in terza persona, in questa seconda opera si
appropria pienamente e dall’interno del punto di vista di Francesco il quale
narra le vicende in prima persona filtrando attraverso i propri occhi e la
propria sensibilità gli accadimenti della vita. Come a testimoniare che
crescere significa riappropriarsi della propria identità e viverla fino in
fondo.
Due romanzi accomunati anche dall’alto valore
dato alla parola. La lingua utilizzata è infatti sapiente e ricercata ma mai
pedante o lenta. Lo stile è capace di costruire una narrazione avvincente ma
allo stesso tempo di dare importanza alla scrittura che non passa mai in secondo
piano rispetto al susseguirsi dei fatti. Una scrittura frutto evidente di
grande esperienza.
La guerra è dunque il tema portante dell’opera
complessivamente intesa, una guerra che tutto distrugge e muta costringendo le popolazioni
a fughe precipitose verso le campagne per evitare rastrellamenti e deportazioni.
Una guerra che lascia segni indelebili nella società italiana e nell’identità
del protagonista e che muta progressivamente da dimensione ludica a triste e
devastante realtà. Un’opera dunque che ci apre gli occhi sui limiti e illusioni
create dal potere, sui meccanismi che hanno guidato l’agire verso una guerra e
un regime dittatoriale senza precedenti per l’Italia. Un’opera che ci mette in
guardia sul rischio sempre presente che la pace, quella pace faticosamente
conquistata, venga attentata dalla follia umana.
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