Ne “Il diritto di morire” (SEM) Claudio Volpe, giovane scrittore e
giurista, dialoga con una delle più note e apprezzate intellettuali italiane
nel mondo, Dacia Maraini, sull’attuale e complesso tema del fine vita. Passando
attraverso un confronto sulle questioni dell’eutanasia, del suicidio assistito,
del testamento biologico, dell’accanimento terapeutico, questo testo cerca di
comprendere se esista o se sia comunque meritevole di riconoscimento un
“diritto di morire”, intendendo per esso il diritto ad autodeterminarsi nelle
scelte relative ai trattamenti medici cui sottoporsi e soprattutto alla
possibilità di decidere di porre fine alla propria vita anticipatamente
allorquando la malattia e il patimento siano tali da privare una persona della
propria dignità. “Diritto di morire” dunque come antitesi a un presunto ma oggi
sempre più pressante “dovere di vivere” che finisce spesso per dimenticarsi
della sacralità della vita umana e della reale consistenza della sua dignità.
Dalle parole di Volpe e Maraini emergono riflessioni profonde ad ampio raggio:
dalla concezione che la società presente ha della morte fino al dogma
scientifico della curabilità di qualunque malattia e, dunque, dell’immortalità;
dalla recente legge sul testamento biologico, alle soluzioni adottate da paesi
come la Svizzera che già da settanta anni riconoscono la pratica legale
dell’eutanasia; dal racconto della propria personale e intima visione della
morte fino alla narrazione dei casi di cronaca più attuali come quello di Dj
Fabo, che è dovuto fuggire in Svizzera per morire in un esilio forzato e della
scrittrice francese Michèle Causse, la quale pur non essendo malata ma
essendosi stancata di vivere decide all’età di settantaquattro anni di recarsi
a Zurigo per praticare il suicidio assistito.
Passando attraverso il mondo
giuridico-normativo, quello delle testimonianze dirette, quello della
letteratura e perfino della mitologia greca, “Il diritto di morire”, con parole
semplici e immediate e con un tono razionale e delicato, cerca di condurre i
suoi lettori lungo una riflessione senza pregiudizi e al di fuori di ogni luogo
comune sulla libertà dell’uomo anche negli ultimi istanti della propria
esistenza. Il rapporto di amicizia che ormai da molti
anni lega i due autori rende il dialogo uno scambio intimo e profondo dove due
attenti osservatori della realtà raccontano la direzione che verso la quale si
sta avviando la nostra società finendo, allo stesso tempo, per raccontare se
stessi.
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