domenica 15 dicembre 2013

Chiara di Assisi- elogio della disobbedienza": il nuovo libro di Dacia Maraini

"Chiara di Assisi - elogio della disobbedienza" è l'ultima opera di Dacia Maraini nella quale l'autrice si cimenta nell'impresa estremamente interessante di analizzare la vita di una delle più note sante della tradizione cristiana. Ma in modo del tutto innovativo, dimostrando ed estrinsecando il carattere rivoluzionario dell'atteggiamento della Santa. Nell'opera della Maraini Santa Chiara viene narrata innanzitutto come donna, mediante una descrizione che ne rende vivi il corpo, la fisicità, i bisogni, i sentimenti  e la fragilità mista ad una grandissima forza d'animo. La tecnica narrativa utilizzata dall'autrice è di grande effetto. Si tratta di una corrispondenza di email tra l'autrice stessa e una misteriosa ragazza di nome Chiara che con fervore, e a tratti con prepotenza, chiede alla scrittrice di documentarsi rispetto alla vita della Santa con l'obiettivo di ricostruire e scrivere la storia. Questa struttura permette a Dacia Maraini di spaziare tra molti argomenti riconducibili sì alla vita di Santa Chiara ma sopratutto alle tematiche che maggiormente le stanno a cuore come la condizione della donna, il rapporto tra essere umano e potere, la complessità delle vite e delle storie umane. Scrive ad esempio l'autrice interrogandosi sulla povertà delle monache di San Damiano: 

"È possibile che la povertà rappresentasse un grandissimo progetto di libertà femminile? Possedere, dice Chiara, vuol dire dipendere da qualcosa è da qualcuno. Quindi possesso significa controllo. Controllo economico, politico, sociale, psicologico, religioso. E controllo rigorosamente maschile. " 

E poco dopo ecco che il lettore è condotto alla scoperta della storia dei catari:

"Li accusavano di rifiutare l'eucarestia. Li accusavano di non credere nel Cristo risorto, di praticare la povertà ma anche la comunità dei beni, comprese le donne- cosa non vera-di essere arroganti e sfrontati, di disprezzare la Chiesa e le sue cerimonie, di sputare sull'ostia e di rifiutare l'autorità papale. In realtà, quello che i Catari predicavano erano un'applicazione alla lettera del Vangelo, dalla parte di Cristo, contro ogni concentrazione del potere e sopratutto l'idea di uno Stato religioso. La purezza consisteva nel rinunciare ad ogni possesso, nell'assistere i malati, nell'aiutare i poveri. "

Un'analisi ricca, dunque, che colpisce il lettore da molti punti diversi così che questi ne risulti costantemente coinvolto, rapito, sedotto e condotto passo passo attraverso la scoperta di un passato e di un tempo ricco di ispirazioni, misteri e bellezza. Un tempo, il Medioevo, dove sono state poste le fondamenta di quella che sarebbe poi divenuta la nostra storia futura. Questo libro però commuove profondamente anche per l'umanità che la scrittrice fa trasparire, regalando a lettore piccoli scorci della sua vita interiore, intima e partecipata con la consapevolezza che la condivisione dei propri demoni così come dei propri sentimenti crea una catena di partecipazione e crescita collettiva. 
Ecco ad esempio un passo colmo di umana quotidianità:

"Notte insonne. La voglia di dormire mi si aggrappa alle palpebre che diventano sempre più pesanti e brucianti. Ma appena chiudo gli occhi, li spalanco di nuovo, allarmata. Come se il sonno mi dovesse ferire o rapire e portar in luoghi lontani e pericolosi. Allora mi sforzo di tenerli aperti.  E per distrarmi, prendo un libro e leggo. La lettura mi fa stare sveglia. Finché il volume non mi casca dalle mani. A questo punto spengo la luce. Forse ci siamo. Ora potrai dormire, mi dico. E invece appena mi sistemi sul cuscino, un pensiero lancinante mi colpisce la mente. È un pensiero di perdita. La perdita della coscienza. Forse sto svanendo e non me ne rendo conto. Forse al di la del sonno c'è la morte in agguato. Devo rimanere sveglia per ritrovarmi viva, presente e consapevole. Non voglio svanire nel buio, senza saperlo. E quindi riaccendo la luce, mi rimetto a leggere. Finché davvero non mi addormento. Ma di un sonno leggero che si interrompe al primo piccolo rumore."

E sembra quasi di vederla la scrittrice, dipinta da se stessa con queste dolci ma inquiete parole, che affronta una sensazione fortemente umana e universale, l'irrequietezza di una notte inquieta in cui paure è angosce provenienti dall'oscuro della nostra interiorità ci afferrano senza darci tregua. E allora ci aggrappiamo a qualcosa, a qualcuno, ad un pensiero, una speranza, un libro, un ricordo, un amore per ritrovare pace: è poesia. 

Ma al di la della vita umana, corporale e interiore che ogni pagina di questa opera trasuda, Dacia Maraini riesce a fornire al lettore sempre nuovi spunti di riflessione sulla condizione della donna. La storia di Santa Chiara non è ciò in cui si esaurisce questo libro ma è, al contrario, il pretesto per universalizzare la vita particolarissima di questa Santa per rintracciare esperienze, moventi e condizionamenti che facciano riflettere sul presente e le sue insidie. 

"La cosa inquietante è che queste prevenzioni e queste forme di razzismo contro le donne non sono cominciate con i Padri della Chiesa, ma molto prima", dice la scrittrice. "Hanno radici profonde nella cultura greca, che ha teorizzato secoli prima l'inferiorità delle donne. La responsabilità femminile per i greci non consisteva evidentemente nella risposta alla tentazione demoniaca e alla  conseguente cacciata dal paradiso terrestre, come sostengono i grandi religiosi, ma in un'imperfezione di natura. Aristotele avanza l'idea che la donna sia un essere umano imperfetto: 'le donne son maschi sterili.' In base a teorie arbitrarie, lo ascoltiamo quasi divertito asserire che: 'la donna, poiché non possiede sufficiente calore naturale, è incapace di cuocere il suo liquido mestruale fino al punto di cottura col quale diverrebbe sperma. Perciò il suo solo contributo all'embrione è la materia'. Ovvero, come teorizza Apollo nel processo raccontato da Eschilo, il corpo della donna non ha parte nel processo di creazione, ma è solo un vaso che contiene il seme maschile. La sua funzione è quella di conservazione, non di creazione. Solo l'uomo è un essere umano completo"

Nella descrizione di Dacia Maraini Santa Chiara diventa l'emblema di una donna che sceglie di coltivare l'arte della libertà mediante la consacrazione della propria vita a Cristo e alla clausura. Nella comprensione di questo apparente paradosso sta la grandezza di questa opera. 

"Chiara d'Assisi è stata un'antesignana della difesa dei diritti delle donne, anche se non ha mai pensato in termini di rivendicazione , sentimento lontano dalla sua natura e dalle sue scelte di vita. Ma certamente ha messo in pratica quello che molte donne avrebbero voluto e non hanno potuto fare: conciliare un'adesione formale alle regole misogine disposte dall'alto con una prassi di libertà. Una libertà non dettata da egoismi e vendette, ma da una fedeltà ancora più profonda alle proprie scelte religiose. Padrona di sé, autonoma nella elaborazione di un pensiero proprio, rivendicatrice di una libertà se non sociale, cosa impossibile per quei tempi, per lo meno psichica e mentale". 

La libertà richiede coerenza, coraggio, arguzia. Certo, ci sono le grandi battaglie, le rivendicazioni di piazza, che sono sacrosante e necessarie, ma, sembra dirci Santa Chiara, la libertà come obiettivo può essere raggiunto anche mediane un gioco di bilanciamento tra istanze differenti e contrapposte, mediante il passaggio attraverso apparenti compromessi. Bisogna trovare il modo giusto per rendersi liberi, modo che può variare da persona a persona e che trova il proprio fondamento innanzi tutto nella conoscenza di se stessi, dei propri bisogni, dei propri desideri. 

Poco dopo la scrittrice dichiara uno degli aspetti che più le interessano nello studio posto in essere da uno scrittore e che trova conferma anche nella realizzazione di questo libro:

"Mi interessa il corpo imprigionato. Mi interessa il corpo velato. Il corpo mutilato, ma anche gioioso e abitato d a una sensualità segreta e pronta alla sublimazione. Mi interessa il convento come luogo di collegialità e di pensieri celati, come luogo di ubbidienza ma anche di una profonda e arcana libertà." 

Sempre presente è la descrizione del bellissimo e sottile rapporto tra Chiara e San Francesco. La devozione della prima verso il santo votato alla povertà assoluta e l'affetto di quest'ultimo verso Chiara scorrono in tutto il libro. Entrambi sono accomunati dalla lotta contro il possesso che rende schiavi. 

"Chiara e Francesco, decidendo di seguire Cristo in estrema povertà, rinunciano a ogni forma di possesso, sia immediato che posteriore. Loro non inseguono un uso di qualcosa che poi diventerà diritto, ma attingono alla proprietà comune quasi fosse un diritto."

Chiara e Francesco vengono presentati come degli idealisti, cioè come delle persone che credono in delle idee che hanno il coraggio di sostenere, portare aventi e consolidare. Di Chiara sopratutto viene messa in luce la dimensione politica, cioè la capacità di praticare un dissenso in seno al pensiero politico della Chiesa mediante il recupero di una più veritiera aderenza al messaggio cristiano. Chiara e Francesco credono nel dialogo, nelle parole, nel confronto come soluzione e alternativa alla violenza. 

Un'opera dunque forte e possente. Un'opera che ho voluto descrivere ricorrendo spesso alle parole della stessa scrittrice poiché sono convinto che nessuna recensione o critica letteraria può mai sostituire la bellezza vibrane delle parole dell'autore. Scrivere di Dacia Maraini è per me sempre una grande emozione. Passo giorni interi prima di depositare la prima parola. Perché Dacia Maraini mi ha cambiato la vita e le sue opere mi rendono,  giorno dopo giorno, una persona migliore nonché un uomo consapevole della complessità della vita umana e della responsabilità che come tale noi uomini abbiamo nei confronti delle donne in primis e del resto dell'umanità poi. Quest'ultima riflessione forse non è adatta ad una recensione oggettiva e distaccata ma non mi importa, anzi, tanto meglio. I libri sono per me come persone, sono vivi, pulsano, fanno sgorgare sangue e lacrime, sorrisi e miracoli. Conta ciò che si vive, cioè che le parole trasmettono. Perché le parole possono salvare e migliorare le cose. E Dacia Maraini lo ha dimostrato in tutta la sua esistenza. Tutto il resto è solo tecnicismo. 

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