RICORDAMI DI ESSERE FELICE
il mio nuovo libro in libreria dal (25 marzo 2015)
“Ricordami di essere felice” è
il nuovo libro di Claudio Volpe, una raccolta di racconti e monologhi teatrali
che scandagliano l’animo umano con l’obiettivo di comprenderne le pieghe più
nascoste, le sfumature, i tic e le nevrosi. E’ un’indagine sulla reale essenza
della felicità, su cosa essa sia, sulla sua complessità. Cosa vuol dire essere
davvero felici? Si può crescere nelle sottrazioni ed essere felici con ciò che
non si ha? In una serie di racconti serrati questo libro sa dare spazio a molte
voci diverse, l’omosessuale torturato in Russia, la donna costretta a
prostituirsi, la madre di famiglia soggetta a violenze da parte del marito,
l’ex SS nazista pentita del suo operato, voci che ci ricordano come, qualunque
cosa accada, ognuno di noi ha sempre bisogno di avere accanto a sé qualcuno che
gli ricordi l’importanza di vivere il presente ed essere felici.
"Sono racconti quelli di Claudio Volpe che afferrano fortemente la vita,
la scuotono, la abbattono, non le danno requie, compiendo un salutare salto nel
vuoto per porre al centro una realtà, la nostra (il nulla degli affetti, la
guerra, l’intolleranza, lo stillicidio della violenza quotidiana) ribollente e
perennemente in costruzione. Vogliono rappresentare paure, aspettative, sogni,
desideri, nevrosi e contraddizioni, azioni, scelte, inganni, precipizi della
mente, ingorghi e violenze dell’esistenza. Un mondo corrusco, caravaggesco, in
cui le singole storie riflettono una sensazione e un ansito di corsa, un
correre dal buio verso un’impossibile luce, una sorta di riscatto od’improbabile
salvezza. L’occhio
insieme fulminante e pietoso del narratore riesce a circoscrivere questo suo
mondo brulicante e straziato, questa geografia di sentimenti angosce e passioni
in una bruciante, continua identificazione negli smarrimenti angosciosi dei
vari ”naufraghi”, i suoi frastornati piccoli eroi, sconfitti e disorientati.
Prima custoditi dentro la placenta marina (come nel simbolico racconto d’esordio
“Io sono il mare”), e poi gettati sulla spiaggia fradici, stillanti, trasfigurati
di caos irreale."
(dalla prefazione di Renato Minore)
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