domenica 22 marzo 2015

RICORDAMI DI ESSERE FELICE

RICORDAMI DI ESSERE FELICE
il mio nuovo libro in libreria dal (25 marzo 2015)



“Ricordami di essere felice” è il nuovo libro di Claudio Volpe, una raccolta di racconti e monologhi teatrali che scandagliano l’animo umano con l’obiettivo di comprenderne le pieghe più nascoste, le sfumature, i tic e le nevrosi. E’ un’indagine sulla reale essenza della felicità, su cosa essa sia, sulla sua complessità. Cosa vuol dire essere davvero felici? Si può crescere nelle sottrazioni ed essere felici con ciò che non si ha? In una serie di racconti serrati questo libro sa dare spazio a molte voci diverse, l’omosessuale torturato in Russia, la donna costretta a prostituirsi, la madre di famiglia soggetta a violenze da parte del marito, l’ex SS nazista pentita del suo operato, voci che ci ricordano come, qualunque cosa accada, ognuno di noi ha sempre bisogno di avere accanto a sé qualcuno che gli ricordi l’importanza di vivere il presente ed essere felici.





"Sono racconti quelli di Claudio Volpe che afferrano fortemente la vita, la scuotono, la abbattono, non le danno requie, compiendo un salutare salto nel vuoto per porre al centro una realtà, la nostra (il nulla degli affetti, la guerra, l’intolleranza, lo stillicidio della violenza quotidiana) ribollente e perennemente in costruzione. Vogliono rappresentare paure, aspettative, sogni, desideri, nevrosi e contraddizioni, azioni, scelte, inganni, precipizi della mente, ingorghi e violenze dell’esistenza. Un mondo corrusco, caravaggesco, in cui le singole storie riflettono una sensazione e un ansito di corsa, un correre dal buio verso un’impossibile luce, una sorta di riscatto od’improbabile salvezza. L’occhio insieme fulminante e pietoso del narratore riesce a circoscrivere questo suo mondo brulicante e straziato, questa geografia di sentimenti angosce e passioni in una bruciante, continua identificazione negli smarrimenti angosciosi dei vari ”naufraghi”, i suoi frastornati piccoli eroi, sconfitti e disorientati. Prima custoditi dentro la placenta marina (come nel simbolico racconto d’esordio “Io sono il mare”), e poi gettati sulla spiaggia fradici, stillanti, trasfigurati di caos irreale."

(dalla prefazione di Renato Minore)
 

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