lunedì 16 marzo 2020

Intervista a Gianluigi Bruni autore de "Luce del nord" (Rubbettino)


Gianluigi Bruni ha scritto un romanzo potente e polifonico, "Luce del nord", edito da Rubbettino. L'autore dimostra una grandissima capacità di caratterizzare le diverse voci narranti della sua opera. L'attenzione per personaggi quasi bordeline, per gli ultimi, coloro che vivono nelle periferie dell'esistenza, rendono questa storia una lettura importante e irrinunciabile. Ogni personaggio appare vero e realistico nella sua complessità e trascina il lettore in un'avventura che si dipana rapida e precisa. La voglia di voltare pagina senza arrestarsi è tanta e questo conferma il grande pregio di questo romanzo che è stato anche uno dei candidati al Premio Strega 2020. Un plauso anche alla casa editrice Rubbettino per aver scovato e pubblicato un romanzo tanto coraggioso. Ecco cosa ci ha raccontato l'autore.



     1)Luce del nord”: perché questo titolo?

La "Luce del Nord" è quella dell'aurora boreale descritta da Nansen nei suoi diari durante le spedizioni in Groenlandia e al Polo. La figura di Nansen, frequentemente citata da Eva, uno dei personaggi del romanzo, rappresenta la pulsione verso il bene,l'attenzione per l'umanità che soffre. Del resto il tema della luce, variamente declinato nel corso dell'opera, fa da contrappunto alla tetra oscurità in cui vivono i tre protagonisti.

2)
Da cosa nasce l’idea di scrivere questo romanzo?

Dall'urgenza di parlare dell'esistenza amara, senza prospettive degli sconfitti e, nello stesso tempo, mostrare come nelle vite più disgraziate possa esserci empatia, solidarietà, amore.

3)
Quanto è durata la fase di scrittura e qual è il suo approccio alla parola come scrittore?

Circa due anni per la prima stesura, tenendo presente che ho lavorato solo nei ritagli di tempo.
La parola è il tramite dinamico per raggiungere e colloquiare  con il lettore, cui l'opera è destinata.




4) Come ha fatto a caratterizzare in modo così preciso le diverse e plurime voci narranti di questo romanzo? Come si fa a dare a ogni voce il suo timbro?

C'è stata una prima fase di documentazione sui vernacoli e i linguaggi dei semicolti ma il grosso del lavoro è stato lo studio  sul campo di lessemi, costrutti, espressioni idiomatiche delle classi popolari.
Nel romanzo abbiamo un personaggio, Frank, che parla un italiano ricco di elementi dialettali; Cristian, che ha un ritardo intellettuale, parla un italiano basico con qualche elemento di linguaggio rurale; Eva, di estrazione sociale modesta ma "intellettuale" è bilingue: si esprime talvolta in un eloquio popolare, a volte utilizza termini più evoluti.
Devo dire, però, che una volta da me individuati e compresi i personaggi, loro stessi hanno scelto la lingua in cui esprimersi.






5)
Ci può raccontare i suoi personaggi?

Sono tre, diversamente connotati, antitetici fra loro: Frank è un vecchio stunt, erotomane e ubriacone, che vive nel ricordo dei film che faceva in gioventù. Per egoismo e stupidità ha rovinato la vita di sua moglie, la donna che per amore ha accettato di dividere la sua vita con lui fino ad esserne distrutta. Cristian è uno spirito semplice, indifeso e gentile, vittima predestinata prima di una famiglia che non lo ama, poi  di una società feroce che lo esclude e discrimina. Eva è lo spirito critico del gruppo, l'unica che ha coscienza del proprio fallimento; allo stesso tempo è il collante e l'anima di quel "menage a trois" fra disgraziati.

6)
 Il suo romanzo è stata presentato al Premio Strega. Come va vissuto la candidatura?

Con soddisfazione; allo stesso tempo sapevo che sarebbe stato estremamente difficile andare avanti nella selezione.

7)
Cosa è per lei la scrittura?

La possibilità di creare e descrivere mondi.


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